Patricia Highsmith sullo schermo

Patricia Highsmith sullo schermo

 

21.09 – 27.10 / 2022

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“L’arte non ha nulla a che vedere con la morale, le convenzioni, i moralismi.” (Patricia Highsmith)

A un anno dal centenario della nascita di Patricia Highsmith (Fort Worth 1921 – Locarno 1995) il Cineclub del Mendrisiotto e i Circoli del Cinema di Bellinzona e Locarno rendono omaggio alla grande scrittrice americana che il Ticino ha avuto il privilegio di ospitare dal 1982 fino alla sua morte.

Prendendo spunto dalla giornata di studio che la Biblioteca Popolare di Ascona organizza il 22 ottobre al Teatro San Materno, tra settembre e ottobre sarà possibile (ri)vedere 5 grandi film tratti da suoi romanzi e un recentissimo documentario svizzero che attinge invece ai suoi diari privati.

Il primo a cogliere le potenzialità cinematografiche dei romanzi di Patricia Highsmith è niente meno che Alfred Hitchcock, che un anno dopo la pubblicazione del suo primo libro Strangers on a Train (1950) ne trae un film di grande successo. Non è difficile capire cosa abbia avvicinato i due maestri del thriller: “Strangers on a train non è un film che mi hanno proposto, ma un romanzo che ho scelto. Era un buon materiale per me”, ebbe a dire Hitchcock.

La singolarità dei suoi intrighi, la tensione psicologica e l’ambiguità morale dei personaggi, la perfetta padronanza dei meccanismi della suspense, la scrittura lucida e implacabile della Highsmith non possono che stuzzicare i cineasti. Negli anni ’60 è il cinema europeo a innamorarsi delle sue storie, a cominciare da René Clément con Plein Soleil, tratto da Il talento di Mr. Ripley, con Alain Delon a incarnare il personaggio più noto della Highsmith, il soave e amorale truffatore, l’omicida impunito e privo di coscienza protagonista di cinque romanzi. Tom Ripley si trova perfettamente a suo agio sullo schermo, pur nelle diverse colorazioni dei vari adattamenti. Nel 1977, Wim Wenders adatta Ripley’s Game (prendendo a prestito anche una parte di Ripley Under Ground) e ne fa uno dei suoi film più riusciti, L’amico americano, con Dennis Hopper e Bruno Ganz. Due grandi interpretazioni anche quelle di Jean-Louis Trintignant e Isabelle Huppert, la coppia del torbido intrigo di Eaux Profondes, di Michel Deville, tratto da Deep Water nel 1981. Tra i più recenti, degli oltre venti adattamenti per il cinema e la tv, c’è I due volti di gennaio, di Hossein Amini, sceneggiatore di successo alla sua prima regia, e Carol, il capolavoro di Tod Haynes con Cate Blanchett e Rooney Mara, splendide interpreti della storia d’amore che la Highsmith dovette pubblicare sotto lo pseudonimo di Claire Morgan (The Price of Salt, 1952), prima che la sua fama le permettesse di rivendicarla pubblicamente (nel 1990) con il titolo poi ripreso dal film. Anche la Highsmith aveva lavorato in un grande magazzino e si era invaghita di una cliente, sublimando nella scrittura l’amore impossibile nella realtà. “La scrittura, naturalmente, è un sostituto della vita che non posso vivere, che non sono in grado di vivere”, aveva scritto. E allora la parte più segreta di Patricia Highsmith, l’altra vita che la sua omosessualità la spingeva o costringeva a nascondere, ma anche la parte più spigolosa, solitaria e misantropa, ce la svela Loving Highsmith, di Eva Vitija, che si è immersa nei suoi diari e ha ascoltato conoscenti, ex compagne e famigliari. Il documentario getta nuova luce sulla vita e sull’opera della scrittrice, ma Patricia Highsmith, come molti dei suoi personaggi, resta una figura complessa e inquieta, un enigma che non smette di affascinare lettori e spettatori.

Cineclub del Mendrisiotto

 

Mercoledì 21 settembre, 20.45

LOVING HIGHSMITH di Eva Vitija

Svizzera, Germania, 2022

V.o. inglese, francese, tedesco; st. italiano, 93’

Basato sugli scritti personali di Patricia Highsmith e sulle testimonianze della sua famiglia e delle sue compagne, il film getta nuova luce sulla vita e sull’opera della famosa scrittrice di thriller, permeata dai temi dell’amore e della sua influenza determinante sull’identità.

“Come molti dei personaggi dei suoi romanzi, Patricia Highsmith conduce una doppia vita, costretta a tenere segreta la sua omosessualità. Della sua turbolenta vita sentimentale – un tema sempre presente per lei – scrive solo nei suoi diari e nei suoi quaderni. Eva Vitija attinge a questi scritti, ritrovati

in un armadio nella casa dove la scrittrice ha vissuto gli ultimi anni, e si conquista la fiducia delle compagne, dei conoscenti e della sua famiglia. Il risultato è un’affascinante biografia d’amore che conduce nella terra delle ossessioni, delle doppie identità, dei segreti e dei desideri di Patricia Highsmith. Un film che getta una luce nuova, a tratti romantica e poetica, su una delle autrici più enigmatiche del XX secolo.” (filmcoopi.ch)

 

Mercoledì 28 settembre, 20.45

STRANGERS ON A TRAIN (L’ALTRO UOMO – DELITTO PER DELITTO)

di Alfred Hitchcock

USA, 1951

Bianco e nero, v.o. inglese, st. francese, 101′

La stella del tennis Guy Haines incontra in treno il ricco e scapestrato Bruno Anthony, che si dichiara suo fan e si dimostra molto ben informato sulle sue vicende non solo sportive. Guy è sposato con Miriam, dalla quale vuole divorziare per convolare a nozze con Ann Morton, la figlia di un senatore. Bruno gli propone allora un patto folle, uno scambio di delitti: si offre di uccidergli la moglie in cambio dell’omicidio del proprio padre che detesta. Sembra uno scherzo stravagante, ma Bruno passa all’azione, uccide Miriam e si aspetta che Guy porti a termine la sua parte del piano.

Tratto dal primo romanzo di Patricia Highsmith, il film se ne distanzia in alcuni punti, ma riprende i temi cari a entrambi: la doppiezza dell’animo umano, l’irresistibile fascino del male, la colpa e la sua ombra, l’orrore dietro la normalità. E le regole della suspense, di cui entrambi sono maestri.

Il film è strutturato sul tema del “doppio”, introdotto fin dalla prima sequenza (due taxi, due paia di scarpe, due serie di binari…), rafforzato dalla contrapposizione fra luce e ombra, sottolineato dal montaggio alternato. Ma a Hitchcock interessa far emergere la gamma dei grigi, l’ambiguità dei due uomini, l’insicurezza e l’incertezza della loro identità, perché in fondo, come suggerisce Truffaut, si tratta di un solo personaggio diviso in due.
“E’ Bruno che ha ucciso la moglie di Guy, ma per Guy è esattamente come se l’avesse uccisa lui stesso. Quanto a Bruno è chiaramente uno psicopatico.” (Alfred Hitchcock, in François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, Pratiche ed., 1977).

 

Mercoledì 5 ottobre, 20.45

PLEIN SOLEIL (DELITTO IN PIENO SOLE) di René Clément

Francia/Italia, 1960

Colore, v.o. francese, st. francese, 113′

Un miliardario americano affida a Tom Ripley, per 5000 dollari, l’incarico di raggiungere il figlio Philippe Greenleaf, che fa la bella vita in Italia con la compagna Marge, per convincerlo a rientrare in California. Tom entra in intimità con la coppia e diventa il tuttofare di Philippe, che lo coinvolge nelle sue avventure senza perdere occasione per umiliarlo. Tom approfitta dell’assenza di Marge per uccidere Philippe e finisce con l’assumerne l’identità. Ma gli amici di Philippe iniziano a cercarlo…

Alain Delon è il primo Tom Ripley ad apparire sugli schermi e dei molti attori che ne vestiranno i panni (Dennis Hopper, John Malkovich, Matt Damon, Barry Pepper…) è forse quello che più si avvicina al protagonista dei cinque romanzi della Highsmith, l’antieroe privo di scrupoli, senza rimorsi e senza castigo.

“Plein soleil è un film che si colloca all’incrocio di diverse tendenze e allo stesso tempo le trascende. È un film completamente classico nella sua forma, in ciò che racconta, e allo stesso tempo incredibilmente contemporaneo. C’è questa libertà che riesce a creare all’interno di un quadro narrativo classico, ed è questa miscela che lo rende intramontabile.” (Noël Herpe, cinematheque.fr)

 

Mercoledì 12 ottobre, 20.45

DER AMERIKANISCHE FREUND (L’AMICO AMERICANO) di Wim Wenders

RFT/Francia, 1977

Colore, v.o. inglese e tedesco, st. italiano, 125′

Jonathan Zimmermann, un modesto artigiano corniciao, è gravemente malato e non gli resta molto da vivere. Tom Ripley, uno spregiudicato americano che traffica in opere d’arte false, gli propone un “contratto” per conto di un ricco uomo d’affari francese: uccidere uno sconosciuto in cambio
di una grossa somma di denaro, con la quale potrà assicurare un futuro alla sua famiglia. Zimmermann viene trascinato in una guerra tra bande criminali, ma tra lui e Ripley nasce una sorprendente amicizia.

A una prima visione, Patricia Highsmith non amò particolarmente il Ripley di Dennis Hopper, “un cowboy da autostrada” nelle cui parole non si riconosceva, ma più tardi si ricredette e disse che il film aveva colto la vera essenza del personaggio.
“A modo suo, il film è eccitante, piacevole e profondo come il romanzo. In questo thriller esistenziale non contano i fatti, ma il malessere che suscitano, il ritratto dei personaggi e l’analisi dei loro rapporti, l’energia mescolata alla malinconia e all’umorismo (…). Film sulla morte, sul movimento, sull’amicizia virile, e riflessione sul cinema americano rielaborato con occhi europei”. (ilMorandini.it)

 

Mercoledì 19 ottobre, 20.45

EAUX PROFONDES (ACQUE PROFONDE) di Michelle Deville

Francia, 1981

Colore, v.o. francese, st. francese, 95′

Sull’isola di Jersey (Normandia), Mélanie e Vic sembrano una coppia, felice, ma il loro amore si trasforma a poco a poco in una passione pericolosa. Mélanie ama sedurre altri uomini sotto gli occhi del marito, che apparentemente accetta impassibile il gioco della moglie, ma nel contempo afferma di aver causato la morte di uno dei suoi ex amanti. Quando un altro ammiratore di Mélanie annega in circostanze poco chiare, anche altri iniziano a sospettare di Vic.

“Adattare Patricia Highsmith è un esercizio difficile, ma Deville sa come creare il disagio dietro la sua messa in scena sempre giocosa. La coppia Trintignant-Huppert è perfetta, agli sguardi perversi dell’una risponde la crudeltà del sorriso dell’altro. (…) Deville prova un piacere malizioso nel mescolare le carte: triangolazione di sguardi, coppie che si spiano a vicenda, ellissi di corpi che si incrociano e sgattaiolano via per una serata mondana. Velenoso, malsano, ecco un film d’atmosfera dall’eleganza nera, le cui acque sono decisamente molto agitate.” (cinematheque.fr)

 

Mercoledì 26 ottobre, 20.45

CAROL di Todd Haynes

UK/USA, 2015

Colore, v.o. inglese, st. italiano

Manhattan, 1952. Therese è una giovane di 19 anni, aspirante fotografa e commessa temporanea nel periodo natalizio in un grande magazzino. Un giorno le si avvicina un’affascinante donna, Carol, che si fa consigliare un trenino elettrico da regalare alla figlia. Carol dimentica sul bancone i suoi guanti e Therese decide di mandarglieli al suo indirizzo, lasciatole per la spedizione dell’acquisto. Per ringraziarla, Carol l’invita a pranzo e tra le due scatta un’intesa naturale, che un po’ alla volta sfocia in un amore puro, ma ostacolato dalle convenzioni sociali e dalla morale puritana dell’epoca.

“Carol è anche e soprattutto un film sullo sguardo: un poema visivo in cui l’atto dell’osservare risulta inseparabile dal desiderio stesso. A partire da quel primo, indimenticabile incontro fra le due donne in un grande magazzino di New York, laddove la macchina da presa annulla ogni possibile distacco ‘critico’ o emotivo per sostituirsi agli occhi di Therese (…). E sono ancora gli sguardi a costituire il motore della narrazione nell’ultima, miracolosa sequenza: un autentico capolavoro nel capolavoro, in cui un semplice meccanismo di campi e controcampi, accompagnato dalla musica di Carter Burwell, suggella come meglio non si potrebbe uno dei film più belli degli ultimi anni, in una scena in cui la passione è sprigionata con una potenza dirompente. (Stefano Lo Verme, movieplayer.it)

 

21.09 - 27.10 / 2022
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