Un po’ di cinema svizzero 2025

Un po’ di cinema svizzero 2025

28 marzo – 3 maggio 2025

Locandina

 

Le Giornate di Soletta hanno compiuto 60 anni: una manifestazione imprescindibile per la visibilità del cinema svizzero. E da quasi 50 anni i cineclub ticinesi (o almeno quelli che allora esistevano) hanno un occhio attento a quel che viene mostrato nella bellissima cittadina sulle rive dell’Aar. È del 1985, in Ticino, la prima «Selezione delle Giornate di Soletta», che si ripeterà ogni anno, prima di diventare, nel 1998, «Un po’ di cinema svizzero», con una crescente partecipazione di pubblico. Si tratta per noi di portare nelle nostre sale, quasi sempre in anteprima cantonale, il meglio di quel che abbiamo potuto vedere a Soletta (con qualche dolorosa esclusione dovuta al niet dei distributori). Quindi eccoci di nuovo anche per questo anniversario delle Giornate, con 12 film spesso insigniti di premi importanti, candidati ai Quartz, o più semplicemente che riteniamo originali e degni di essere visti. Quest’anno c’è una prevalenza di documentari (8 film su 12), perché a nostro parere la fiction, con poche eccezioni, come per quei film che abbiamo inserito nel programma, non era di livello eccelso. Mentre il documentario, vero fiore all’occhiello della cinematografia elvetica, è quasi sempre di ottima qualità e a volte rende persino difficile la scelta. Sempre più le registe e i registi svizzeri (e questo vale sia per la fiction sia per il documentario) si spingono a girare fuori dai confini nazionali, testimoniando quel che accade nel mondo. Così lo spettatore che frequenterà questa rassegna sarà spesso portato a immergersi in paesaggi e vicende umane distanti dalla sua realtà quotidiana, nello spazio e talvolta anche nel tempo. Con Reinas di Klaudia Reynicke sarà catapultato nel Perù degli anni ’90, con Il ragazzo della Drina di Zijad Ibrahimovic nella Bosnia con le sue ferite ancora aperte per i massacri subiti, con Immortals di Maja Tschumi a Bagdad durante e dopo la rivoluzione del 2019, con September 5 di Tim Fehlbaum nella Monaco olimpica del grave attentato palestinese. Altri ci portano in paesaggi più idilliaci, ma non per questo meno drammatici per i personaggi che li frequentano: When We Were Sisters di Lisa Brühlmann sulle spiagge turistiche di Creta, E.1027 – Eileen Gray And The House By The Sea di Beatrice Mingern e Christoph Schaub sulla Costa Azzurra frequentata da artisti e intellettuali, Wir Erben di Simon Baumann in una fattoria biologica nel Sud della Francia. Quasi tutti i registi appartengono alla generazione nata negli anni Ottanta, quindi nel cinema si possono ancora definire «giovani». La metà sono donne, a dimostrazione che nel cinema svizzero la parità di genere è ormai cosa acquisita. Da tutti e tutte loro è perciò lecito aspettarsi una carriera ancora lunga, che, vista la maturità espressiva qui dimostrata, si prospetta sotto buoni auspici.

Al nostro fedele pubblico non possiamo che rivolgere il solito appello: non mancate questi film, non avrete molte possibilità di vederli in seguito. E siamo sicuri che contribuiranno a consolidare la vostra fiducia nel cinema svizzero. Buone visioni!

Michele Dell’Ambrogio, Circolo del cinema Bellinzona

 

Mercoledì 2 aprile, ore 20.45

Der Spatz im Kamin

regia: Ramon Zürcher; con Maren Eggert, Britta Hammelstein, Luise Heyer, Andreas Döhler, Miriam Zerzawi, Lea Zoe Voss, Ilja Bultmann, Paula Schindler, Luana Greco…

Svizzera 2024, v.o. tedesco; st. francese, colore, 117’

6 nomination per il Premio del cinema svizzero 2025: miglior film, miglior sceneggiatura, miglior montaggio, miglior musica (Balz Bachmann), miglior suono (Ramon Zürcher, Balthasar Jucker), miglior interpretazione in un secondo ruolo (Paula Schindler).

Karen e Jule, due sorelle dai caratteri agli antipodi. Quando si riuniscono nella casa di famiglia dove vive Karen per festeggiare tutti insieme il compleanno di suo marito Markus, esplodono antichi rancori che minacciano di rovinare la festa, mentre un passero, imprigionato in un camino, cerca di liberarsi…

Ramon Zürcher, nato nel 1982 a Aarberg, ha studiato alla HKB di Berna e poi alla DFFB di Berlino. Ha realizzato, sempre in collaborazione con il fratello Silvan, i pluripremiati lungometraggi di finzione Das merkwürdige Kätzchen (2013) e Das Mädchen und die Spinne (2021).

 

Mercoledì 9 aprile, ore 20.45

Naima

regia: Anna Thommen

Svizzera 2024; v.o. tedesco, spagnolo; st. italiano, colore, 98’

 

Naima, una venezuelana di 46 anni, vive in condizioni precarie, con bassi salari, a Basilea e si batte per essere formata come infermiera. Durante il corso, i pazienti amano il suo humour e la sua empatia, ma le viene rimproverata un’insufficiente distanza professionale e non viene promossa. Naima però non si arrende e comincia la battaglia per difendersi da sola…

Anna Thommen, nata nel 1980 ad Arlesheim, si forma dapprima come maestra elementare. Poi frequenta la Schule für Gestaltung a Basilea e nel 2013 ottiene un Master in regia alla ZhdK di Zurigo, dove dal 2019 è anche insegnante. Ha realizzato i documentari Neuland (2013), Volunteer (con Lorenz Nufer, 2019) e ha partecipato al documentario collettivo Les nouvelles Èves (2021).

 

Mercoledì 16 aprile, ore 20.45

When We Were Sisters

Svizzera, Grecia 2024

regia: Lisa Brühlmann; con Paula Rappaport, Malou Mösli, Lisa Brühlmann, Carlos Leal…

v.o. svizzero-tedesco, francese; st. italiano, colore, 101’

 

1996: Valeska, 15 anni, parte per le vacanze a Creta con sua madre. Con loro ci sono anche Jacques, il nuovo compagno della madre e Lena, la figlia di quest’ultimo. Inizialmente Valeska non s’intende con Lena, ma poco a poco le due adolescenti stringono una forte amicizia, mentre la relazione dei due adulti entra in crisi…

Lisa Brühlmann, nata nel 1981 a Zurigo, si è diplomata in regia e sceneggiatura alla ZhdK della sua città. Il suo primo lungometraggio di finzione, Blue My Mind(2017), ha ottenuto due Quartz ai Premi del cinema svizzero 2018 (miglior film e miglior sceneggiatura). In When We Were Sisters interpreta il ruolo della madre e il film racconta una sua vicenda personale.

 

Mercoledì 23 aprile, ore 20.45

E.1027 Eileen Gray and the House by the Sea

Svizzera 2024

regia: Beatrice Minger, Christoph Schaub; con Natalie Radmall-Quirke, Axel Moustache, Charles Morillon.

v.o. inglese; st. italiano, colore e bianco e nero, 90’

Miglior regia e menzione speciale della critica allo Zürich Film Festival 2024.

4 nomination per il premio del cinema svizzero 2025: miglior documentario, miglior musica (Peter Scherer), miglior fotografia (Ramòn Giger), miglior montaggio (Gian-Reto Killias).

 

Nel 1929 l’architetta e designer irlandese Eileen Gray, costruisce con il suo compagno Jean Badovici, anch’egli architetto e critico d’arte, una casa sulla Costa Azzurra. Un capolavoro discreto e avanguardistico che chiama E.1027. Le Corbusier rimane affascinato e ossessionato dalla costruzione. Quando i due si separano e la Gray lascia la casa al suo compagno, Le Corbusier, con il permesso di Badovici, ne copre le pareti interne bianche con pitture murali. Eileen Gray lo accusa di vandalismo, ma Le Corbusier ignora le accuse e costruisce il suo celebre “cabanon” proprio dietro la casa…

Beatrice Minger ha studiato a Zurigo, Berlino e Losanna ed è attiva come regista a Zurigo, autrice finora di un paio di cortometraggi. E.1027 – Eileen Gray And the House by The Sea è il suo primo lungometraggio. Christoph Schaub, nato nel 1958 a Zurigo, è uno dei registi svizzeri più conosciuti. Ha realizzato sia lungometraggi di finzione (Stille Liebe, Sternenberg, Jeune homme, Happy New Year, Giulias Verschwinden…) sia documentari su temi architettonici e urbanistici (Die Reisen des Santiago Calatrava, Brasilia – eine Utopie der Moderne, Architektur der Unendlichkeit…).

 

Martedì 29 aprile, ore 20.45

Immortals

Svizzera, Iraq 2024

regia: Maja Tschumi

v.o. arabo; st. italiano, colore, 94’

Prix de Soleure 2025

 

Milo, una giovane femminista determinata, si veste da uomo per potersi muovere liberamente a Bagdad. Khalili, un giovane cineasta ambizioso, scopre il potere della sua videocamera come arma per la lotta contro il regime. Durante e dopo la rivoluzione del 2019, Milo e Khalili sono i volti, gli occhi e le voci di una gioventù irachena che si batte per un futuro migliore.

Maja Tschumi, nata nel 1983, ha studiato dapprima filosofia e letteratura all’Università di Zurigo, poi regia alla KHM di Colonia. Dopo un paio di cortometraggi, ha realizzato nel 2022 il documentario Rotzloch su quattro rifugiati in Svizzera che cercano di ricostruirsi una vita, anche per quanto riguarda l’amore e il sesso.

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