Cinema dal Mondo, 31a edizione
20 novembre – 21 dicembre 2024
CINEMA DAL MONDO, 31a edizione
Oltrepassata la soglia dei trent’anni, la rassegna dei cineclub ticinesi (Locarno, Bellinzona, Mendrisio) si avvia con passo sicuro verso la sua piena maturità. Il fatto che con il tempo si sia consolidata come uno dei nostri appuntamenti che riscuote il maggior successo di pubblico è senz’altro da ascrivere, da una parte, alla curiosità degli spettatori di conoscere o approfondire le condizioni di vita (spesso tragiche) in paesi che non sempre figurano in primo piano nella comunicazione mediatica, ma dall’altra al desiderio di poter vedere film di cui si parla molto nelle cronache dai festival internazionali ma che poi rimangono perlopiù invisibili, almeno nella nostra realtà provinciale. Anche per questo abbiamo da diversi anni deciso di indicare, nelle schede dei film, i festival in cui questi sono stati presentati e, nella maggior parte dei casi, i riconoscimenti ottenuti, spesso prestigiosi.
Dei quindici film che figurano quest’anno nel nostro programma (come sempre provenienti da paesi non occidentali: Asia, America latina, Africa e Europa dell’Est), ben dieci sono stati premiati a Cannes, Venezia, Berlino o al Sundance. E anche gli altri hanno avuto la loro presenza nelle varie sezioni di questi festival.
Pochi hanno già avuto, o avranno, visibilità nelle sale della Svizzera italiana, per cui “Cinema dal mondo” rimane un’occasione preziosa per poterli scoprire.
Quest’anno la provenienza geografica vede una prevalenza di film del Medio e dell’Estremo Oriente (più della metà dei film, alcuni dei quali da paesi in cui non esiste una vera e propria industria cinematografica, come la Giordania, lo Yemen o il Bhutan), mentre l’altra metà riguarda l’America latina (Messico, Cuba e Brasile) e l’Europa dell’Est (Polonia, Estonia). Un solo film rappresenta l’Africa, anche se si tratta di una produzione francese (Hope di Boris Lojkine, nel cartellone di Locarno in collaborazione con l’Alliance française Locarno e Sopraceneri), ma a differenza degli altri che sono tutti recentissimi (2022-2024) è più datato (2014).
Quali i principali temi affrontati? Spicca lo sguardo sulla condizione delle donne, che siano in Estonia (Smoke Sauna Sisterhood) o in paesi musulmani (Inshallah a Boy in Giordania, The Burdened nello Yemen, Terrestrial Verses in Iran), o della comunità LGBTQ+ (All Shall Be Well a Hong Kong). Ma ci sono film sul fenomeno migratorio (Green Border, sulla frontiera tra Bielorussia e Polonia, e il già citato Hope sulla rotta attraverso il Sahara), sulla dissidenza laddove vige la censura di Stato (Landrián a Cuba, Terrestrial Verses in Iran), sulla violenza endemica contro popolazioni autoctone (Chrowrã – The Buriti Flower in Brasile) o esercitata dai poteri industriali o dai cartelli della droga in Messico (Perdidos en la noche, Hijo de sicario), o ancora sul conflitto tradizione-modernità (The Monk and the Gun in Bhutan, L’arbre aux papillons d’or in Vietnam).
Comunque la qualità artistica di un film va al di là del tema affrontato, e osiamo sperare che questa sia la prerogativa di tutti i film della rassegna. Agli spettatori, che ci auguriamo numerosi come nelle scorse edizioni, toccherà confermarlo o smentirlo. Buone visioni!
Michele Dell’Ambrogio, Circolo del cinema Bellinzona
Mercoledì 20.11 ore 20.45
SMOKE SAUNA SISTERHOOD (Estonia)
di Anna Hints
Estonia/Francia 2023
Colore, v.o. estone, st. f, 89’
In una sauna a fumo nel cuore di una foresta si riuniscono delle donne di ogni età. Nude, avvolte dai vapori, si confidano le une con le altre. Raccontano le loro storie d’amore ed evocano i loro intimi desideri. Ma descrivono anche le loro sofferenze, l’esperienza della maternità e la violenza degli uomini. Nessuno le giudica, c’è solo accettazione. Primo lungometraggio di Anna Hints, frutto di sette anni di lavoro.
Premio per il miglior documentario, Sundance 2023
Mercoledì 27.11 ore 20.45
GREEN BORDER (Polonia)
di Agnieszka Holland
Polonia/Usa/Francia/Germania/Belgio/Germania/Repubblica ceca/Turchia 2023
Bianco e nero, v.o. arabo/polacco/inglese/francese, st. it, 153’
Una famiglia di profughi siriani si trova invischiata nella foresta paludosa della “frontiera verde”, tra la Bielorussia e la Polonia. Ambientato durante la crisi migratoria del 2021, il film della grande regista Agnieszka Holland parte dalla realtà per assumere la forma di un thriller spietato, adottando successivamente il punto di vista dei migranti, quello delle guardie di frontiera e quello delle persone impegnate nell’aiuto umanitario.
Premio speciale della Giuria, Venezia 2023
Mercoledì 4.12 ore 20.45
TERRESTRIAL VERSES – KAFKA A TEHERAN (Iran)
di Ali Asgari e Alireza Khatami
Iran 2023
Colore, v.o. farsi, st. f/t, 77’
Nove episodi di vita quotidiana a Teheran, con cittadini e cittadine di fronte agli apparati burocratici del potere, filmati in nove piani sequenza a camera fissa, senza mai riprendere gli impiegati che li interrogano. C’è il padre che vuol dare un nome al proprio neonato non contemplato dalla legge islamica, la donna fotografata alla guida senza il velo, chi cerca lavoro ma non conosce sufficientemente il Corano…
Un film coraggioso, di denuncia sociale e che difficilmente potrà essere visto in Iran.
Da Cannes, Un Certain Regard, 2023
Mercoledì 11.12 ore 20.45
HIJO DE SICARIO (SUJO) (Messico)
di Fernanda Valadez e Astrid Rondero
Messico/Usa/Francia 2024
Colore, v.o. spagnolo, st. f, 126’
Dopo l’assassinio di suo padre, un sicario al servizio di un cartello della droga, la strada del giovane Sujo sembra già tutta tracciata. Ma con questo film le registe Fernanda Valadez e Astrid Rondero (alla loro seconda prova dopo Sin señas particulares, 2020) intendono chiedersi se ci sia un mezzo per rompere la catena della violenza. E forse la possibilità esiste, attraverso l’azione delle donne.
Gran Premio della Giuria, Sundance 2024
Mercoledì 18.12 ore 20.45
THE MONK AND THE GUN – C’ERA UNA VOLTA IN BHUTAN
di Pawo Choyning Dorji
Bhutan/Taiwan/Hong Kong/Francia/Usa 2023
Colore, v.o. dzongka/inglese, st. it, 107’
Nel 2006 il re del Bhutan rinuncia a parte dei suoi poteri e indice le prime elezioni democratiche. Alcuni funzionari vengono mandati nei villaggi per spiegare le dinamiche elettorali. In uno di essi un Lama decide di dotarsi di almeno un fucile per, dice lui, “mettere le cose a posto”… Appare così un collezionista, ma anche trafficante d’armi, americano. È l’occasione per il regista (già autore di Lunana) di confrontare due mondi agli antipodi, quello del passato e quello del presente.