Dead Man

Dead Man

Data / Ora
20.03/2024
20:45

Luogo
Cinema Ciak


USA/Germania/Giappone 1995, b/n, 121’

Sceneggiatura: Jim Jarmusch, Fotografia: Robby Müller, Musica: Neil Young

Con Johnny Depp, Gary Farmer, Lance Henriksen, Michael Wincott, Crispin Glover, Gabriel Byrne, John Hurt, Robert Mitchum, Alfred Molina, Mili Avital, Billy Bob Thornton, Jared Harris…

V.o. inglese, st. francese/tedesco

Il giovane William Blake parte dalla sua città natale, Cleveland, per recarsi a Machine, nel west degli Stati Uniti, ad accettare un’offerta di lavoro. Arrivato in città scopre che il lavoro è stato affidato ad un altro e, accidentalmente, uccide proprio il figlio del proprietario della fabbrica, rimanendo lui stesso gravemente ferito. Inseguito da tre bounty killers ingaggiati dal ricco industriale, inizia un percorso che lo porterà alla morte in compagnia di un indiano di nome Nessuno che ha studiato in Inghilterra e pensa che si tratti della reincarnazione del poeta omonimo.

William Blake è un essere gentile e delicato, fuori posto nel selvaggio e macho West, di cui Jim Jarmusch demistifica il mito per costruirne un altro, ancora più potente ed epico, imperniato sul “viaggio spirituale” dell’uomo, prendendo come nume tutelare l’omonimo poeta (Blake) (…) e facendosi accompagnare da un omerico “Nessuno” indiano, vale a dire un’altra vittima del cruento “sogno americano” (insieme alla donna, non a caso il solo altro personaggio che accoglie in seno il protagonista). Lo humour nero ai limiti del demenziale vuole dissacrare capisaldi come la famiglia, il capitalismo e l’ipocrisia del cristianesimo (…). (Niccolò Rangoni Machiavelli, spietati.it)

La colonna sonora originale composta davanti allo scorrere delle immagini da Neil Young (…) è ricca, di volta in volta, di suggestioni industriali, con la chitarra che riproduce il suono della locomotiva o della fabbrica, mentre in altri momenti scivola ad accarezzare gli alberi o i resti di accampamenti indiani devastati, conservando sempre quel feedback che è marchio di fabbrica di Young e con lui di una certa controcultura americana a cui, benché in modo diverso, anche Jarmusch appartiene. (Roberto Rosa, sentieriselvaggi.it)

«Neil Young non era molto interessato. (…) Alla fine mi ha chiesto di mandargli una parte del montato e quando l’ha vista si è offerto di improvvisare una colonna sonora dal vivo, davanti allo schermo. In due giorni. Solo lui e la sua chitarra. Non avrei potuto sognare di meglio.”